L'approccio breve strategico alla terapia, individuato come best practice per alcune rilevanti psicopatologie, è evidence based (Szapocznik et al., 2008).
Il modello è stato formulato da Paul Watzlawick e perfezionato da Giorgio Nardone (Brief strategic therapy, Giorgio Nardone Model); presenta validazione empirica e scientifica
(
Nardone, 2015; Pietrabissa, Gibson, 2015; Nardone, Salvini, 2014; Castelnuovo et al., 2011; Watzlawick, 2007; Jackson et al. 2018
).
Dall'esperienza degli oltre 25 anni in cui tale modello è stato utilizzato, verificata dalle innumerevoli pubblicazioni ad esso riferite (come da bibliografia ragionata), nasce una serie di protocolli evoluti di terapia breve, fondati su tecniche innovative costruite ad hoc per rimuovere le particolari tipologie di persistenza tipiche delle più rilevanti patologie psichiche e comportamentali.
La peculiarità della terapia breve strategica consiste nella sua capacità di interporsi tra le tentate soluzioni e la persistenza del problema, bloccando così il circolo vizioso instaurato tra questi due termini.
Nelle situazioni in cui si constata che la persona ha elaborato una sua realtà privata disfunzionale, attraverso una propria organizzazione di relazioni, cognizioni ed emozioni che costituiscono pertanto il retroterra del disturbo, l'intervento strategico mira a stimolare la trasformazione dei modi di tale elaborazione.
Questo cambiamento si verifica mettendo in atto particolari manovre, efficaci per cambiare l'equilibrio di sistema rivelatosi patogeno.
La risoluzione del problema, quindi, non consiste tanto nel risalire alle sue motivazioni pregresse, quanto nel centrare i criteri di percezione e reazione che la persona applica nel suo tempo presente per muoversi nella realtà.
L'obiettivo reale e risolutivo è capire "come" il problema si articola, non "cosa" lo ha determinato.
Per arrivare a questo risultato, la spontaneità della persona affetta dal problema, che evidentemente è alla base della disfunzionalità, deve cedere il posto a una nuova spontaneità, pienamente funzionale.
In altre parole, il paziente deve essere condotto ad abbandonare la propria rigida prospettiva per assumerne una più elastica e in quanto tale funzionale a una percezione non patogena.
Il modello di Psicoterapia Breve Strategica, rispetto agli altri modelli di psicoterapia, riduce sensibilmente il numero di sedute necessarie alla risoluzione dei problemi grazie all'applicazione di protocolli specifici orientati alla soluzione del problema.
Il concetto di diagnosi è operativo, finalizzato ad evidenziare il funzionamento del problema attraverso la conoscenza delle tentate soluzioni.
La durata dei percorsi varia in base alla complessità ed alle resistenze del paziente; l'obiettivo del modello, tuttavia, è quello di provocare un cambiamento apprezzabile, dal paziente e dal terapeuta stesso.
Il paziente è orientato al cambiamento, fin dall'inizio del trattamento.
La procedura classica di diagnosi viene sostituita subito dal dialogo strategico, una tecnica evoluta che funzione sia come diagnosi sia come intervento.
Questa modalità, sostenuta da uno specifico protocollo, servendosi di una serie di tecniche mirate, tra cui possiamo rilevare le domande strategiche, le formule evocative, le parafrasi ristrutturanti e le finali prescrizioni, riesce a trasformare il primo colloquio in un percorso di ricerca-intervento finalizzato ad accompagnare sia il paziente sia il terapeuta in un processo comune di scoperta di "come" si struttura il problema e di "come" se ne può cogliere la soluzione.
In conseguenza di questa modalità di approccio al problema, fin dalla prima seduta possono essere somministrate le prescrizioni terapeutiche mirate al disturbo manifestato.
Al colloquio successivo potranno così essere valutati gli effetti prodotti dall'associazione di dialogo terapeutico e prescrizioni assegnate.
Se gli esiti si rivelano positivi, si passa alle fasi successive del modello, in caso contrario si indaga ulteriormente per individuare cosa non ha funzionato, calibrando il procedimento della terapia sulla base delle risposte individuali alle manovre proposte e praticate.
Come è stato accennato il precedenza, obiettivo primario di una psicoterapia breve strategica è la ristrutturazione e il cambiamento delle percezioni rigide del paziente che stanno alla base delle sue reazioni patologiche.
Per arrivare a questo risultato, il terapeuta mira a bloccare il circolo vizioso instaurato tra i tentativi di soluzione messi in atto senza successo dal paziente e il disturbo che tende a essere alimentato proprio da tali reazioni e conseguenti insuccessi.
Lo sblocco potrà arrivare quando la disfunzionalità delle soluzioni tentate dal paziente sarà superata dall'efficacia di altrettante, capaci di spezzare l'equilibrio patologico ripristinando nel paziente procedimenti rettilinei e funzionali.
Nel corso dell'intero trattamento, ogni tipo di strategia e di stratagemma terapeutico è coerente con situazione problematica e la specifica forma di espressione del disturbo.
Notevole è la quantità di tecniche terapeutiche progettate e formalizzate da Giorgio Nardone e dai suoi collaboratori, sia per offrire una gamma articolata di intervento sulle singole patologie, sia per affrontare coerentemente l'alto e crescente numero delle patologie che si incontrano in psicoterapia.
Contemporaneamente negli anni si è registrato lo studio e l'approntamento di specifiche modalità di comunicazione terapeutica, efficaci per aggirare le resistenze al cambiamento tipiche di ogni sistema umano. In questo ambito si segnalano in particolare la comunicazione "performativa", il linguaggio che fa 'sentire' oltre che capire e la comunicazione 'ingiuntiva', ovvero il linguaggio funzionale a prescrivere azioni o pensieri a cui il paziente di norma farebbe resistenza.
Il cambiamento si verifica attraverso l'Esperienza Emozionale Correttiva (Franz Alexander), cioè una concreta esperienza di diversa percezione e reazione della disfunzionale realtà vissuta dal soggetto, che lo induce ad un cambiamento dell'elaborazione cognitiva di tale realtà (cambiamento di secondo grado).
È un'esperienza che modifica il sistema percettivo-reattivo e quindi dà la possibilità di vedere quella stessa realtà da altri punti di vista. È solo grazie ad esperienze realmente vissute che si strutturano nuovi apprendimenti.
Il Dialogo Strategico si fonda sul principio del "conoscere cambiando".
Una metodologia di intervento che si pone in evidente contrasto con la terapia tradizionale, secondo la quale il conseguimento di nuovi traguardi è subordinato inderogabilmente sia all'analisi dei comportamenti e delle loro cause, sia alla comprensione dei motivi dell'inefficacia di un determinato modo di agire e pensare per il raggiungimento di determinati scopi.
In antitesi rispetto a questo procedimento, l'approccio strategico di Giorgio Nardone è decisamente orientato in senso pragmatico.
Il metodo, infatti, non punta a raggiungere la disanima puntuale di un problema e fornire istruzioni da seguire per risolverlo, bensì si fonda su una gamma di tecniche strutturate in moda tale da permettere a ciascuno di noi di vivere, fin dall'inizio, nuove esperienze, modificando già da subito la personale accezione dei problemi.
Con queste premesse, il Dialogo Strategico ci accompagna lungo un percorso di conoscenza esperienziale, in cui diventiamo capaci di indagare gradualmente i meccanismi che stanno alla base dei problemi, nel tempo stesso in cui individuiamo anche la loro soluzione.
Sono particolari modalità strategiche che permettono di aggirare la resistenza al cambiamento.
Attività clinica attraverso l’applicazione de Giorgio Nardone’s Model: modello di Terapia Breve Strategica ai vari disturbi psicologici
Psicoterapia individuale e di coppia
Consulenza Strategica
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